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New York

Con trepidazione e curiosità siamo finalmente giunti nella grande mela. Il treno puntuale è partito di buon mattino dalla stazione di Wilmington e ci ha condotti a Penn Station, sotto il Madison Square Garden. L’arrivo a New York ha subito destato l’impressione di una realtà diversa rispetto a Washington DC. Non più avenues larghissimi e soprattutto nessuna traccia della calma della capitale; al contrario è stato immediato l’impatto con la confusione della città: fiumane di persone che attraversavano stretti marciapiedi, rumori continui tra clacson, auto, ambulanze, vocio della gente e quel puzzo terribile di carne e di hamburger che mi faceva sembrare di stare dentro un McDonald. Percorrendo la fifth avenue, siamo entrati nell’Empire State Building decidendo però di non salire perché volevamo dare priorità ad altre cose. Non ci è voluto molto a raggiungere la Cattedrale, una chiesa che mi è piaciuta parecchio e che, nonostante la sua mastodonticità, sembrava poca cosa accanto a quei magnifici e lunghi grattacieli che a guardarli ti facevano venire il mal di collo. Dalla cattedrale ci siamo spostati al Rockfeller Center pullulante di gente e poi al MoMa per la visita che ci ha portato via oltre tre ore. Il museo è bellissimo per quanto strano; comunque mi sono rifatto gli occhi vedendo i numerosi Picasso (tra cui il famoso Les demoiselles d’Avignon) e poi Van Gogh, Matisse e Modigliani il metafisico. Un po’ stanchi ci siamo diretti verso il nostro albergo entrando nel quale siamo rimasti a bocca aperta: mai visto tanto lusso! Sembrava di stare nell’albergo del sig. Lewis nel film Pretty Woman. Nessun problema alla reception dove ci hanno dato la stanza, n. 869; una stanza che non poteva essere da meno dell’intero hotel. Sono stato fortunato ad avere una stanza al Waldorf-Astoria per soli 150 dollari quando normalmente se ne spendono fino a 700. Lasciato lo zaino ci siamo diretti verso il palazzo di vetro delle Nazioni Unite quindi verso le 19 ci siamo fermati a prendere un boccone al ristorante italiano (o meglio presunto tale) chiamato “Ore 7”. Tanto cibo (ci voleva un doggybag!) e 9 dollari per una bottiglia di acqua minerale sparkling (rigorosamente S. Pellegrino, l’unica che c’è da queste parti). Siamo usciti dal ristorante che imbruniva ed abbiamo raggiunto Broadway dove tutto brulicava di gente e luci: sembrava il paesaggio delle prime scene di Blade Runner, mancava (per fortuna) solo la pioggia. All’uscita di un teatro una troupe televisiva aspettava qualche personaggio dello spettacolo; ci siamo fermati per un po’, ma nessuno sapeva chi aspettassimo e così abbiamo lasciato perdere mentre qualcuno dietro di noi in un accento romano sguaiato protestava per quello che stava accadendo. A differenza di Washington dove in tre giorni abbiamo sentito parlare italiano solo una volta, a New York c’erano molti turisti italiani, famiglie e ragazzi. Tutto bello ma a me interessava altro. Dopo un notte quasi insonne eccoci diretti a Ground Zero via metropolitana. Per chi come me non ha visto le torri gemelle, lo scenario che si incontra non desta una particolare impressione: c’è solo un grande cantiere rumoroso. Ben altra cosa durante la sosta al Visitors Center dove in pochi metri sono raccolte numerose testimonianze della tragedia dell’11 settembre. È stato un momento molto toccante che ha destato un tumulto di sensazioni e reazioni. Altrettanto dicasi per la visita guidata; la guida lavorava in un palazzo accanto alle torri quel giorno e ci ha raccontato la sua esperienza. Non ho capito tutto quello che diceva ma quanto bastava per percepire l’essenziale. Dopo questa esperienza veramente toccante, eccoci nella Trinity Church e quindi a Wall Street dovo ho dovuto fare qualche minuto di fila per una foto con il famoso bull di WS. Non si poteva lasciare New York senza percorrere il Brooklyn Bridge; camminare sul ponte e raggiungere Brooklyn (ben altra cosa rispetto a Manhattan, in senso peggiorativo!) è stato molto “americano”. Un po’ mestamente ci siamo riavviati verso Penn Station con tappa finale nel negozio Footlocker per acquistare alcune cose. Che gran bella città è New York!

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