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By antonio.sabetta24 Dicembre 2020In Editoriale

Editoriale – 107

 

 

 

Non mi ci ero mai soffermato, ma quest'anno mi cattura un dettaglio, cioè che Gesù nasce di notte. La notte, questa parola così presente nella vita. La notte che sin da bambino ti incute timore e paura, la notte che non vuoi stare da solo e cerchi la compagnia rassicurante di qualcuno che ti aiuti a fronteggiare la paura con la sua presenza; la notte che da grandi diventa spesso rifugio dalla realtà, il luogo dove evadere da ciò che ci opprime e non ci corrisponde. La notte metafora del buio e dell'oscurità, quel buio che ti fa paura e ti paralizza, che ti fa smarrire la direzione e la strada, che ti fa percepire il senso profondo della solitudine e l'impotenza dinanzi alla durezza della vita; la notte che evoca freddo e ti fa avvertire urgente il bisogno del calore e della luce… le tenebre che accompagnano il senso della fine di tutto, il trionfo del male nelle sue molteplici interminabili forme con cui ci raggiunge togliendoci tutto; la notte oscura della vita e della fede, quando ogni cosa, anche ciò che più conta, perde senso e ragione, splendore e bellezza, valore e bontà. Gesù nasce di notte… è incredibile come già il suo nascere avvenga di notte, a condividere tutto, ma nello stesso tempo a ricordarci che nella notte lui c'è, nell'oscurità lui viene, nel dolore assoluto egli non ci abbandona, nella disperazione ci rimette in moto. Un Dio bambino, che ti fa compagnia, che non ti lascia solo nelle tenebre fitte della vita, quando ogni cosa si dissolve e ti senti smarrito. Mentre cammino nelle tenebre c'è una grande luce; non riesco ancora a prorompere in grida di gioia ma so dove e a chi guardare. Quest'anno il Natale per me è questo

 

Buon Natale

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